Danza e identità: a volte ci dimentichiamo il legame profondo tra tra questi due concetti e come l’una sia espressione dell’altra. Più facile trovare questo legame esplorando arte e architettura, storia, musica e anche cucina. Eppure, la cultura di un Paese si esprime in moltissimi modi e il movimento è uno di questi. In questo articolo vediamo allora i diversi tipi di danza diffusi in Siria e come il ballo sia diventato, in questi anni di guerra, uno degli strumenti più potenti di resistenza. Spesso limitata alla sfera personale o familiare, ma sempre potente. E ne vedremo anche le evoluzioni e le contaminazioni con i ritmi più internazionali, per chiudere con la storia, tutta contemporanea, di uno dei più famosi ballerini siriani.
Danza e identità: quali sono le radici dei ritmi più diffusi in Siria?
In Siria, così come nel resto del Medio Oriente (e del mondo), danza e identità sono da sempre un binomio indissolubile. Lasciarsi andare a quei ritmi , o semplicemente ascoltarne le musiche e ammirare i danzatori e le danzatrici, significa entrare nella cultura di un Paese e nel suo mosaico di etnie e di storia. Molte di queste danze hanno origini antiche, che risalgono addirittura al periodo pre-islamico, e nei secoli si sono aperte a influenze persiane, arabe, ottomane e, oggi, internazionali.
Le radici delle danze folkloristiche sono quasi sempre quasi tangibili, ma al tempo stesso sono evidenti anche le influenze moderne. L’arada, tanto per fare un esempio, veniva eseguita dai guerrieri prima delle battaglie, per infondere coraggio. Poi diventato il ballo damasceno che accompagna gli sposi verso il matrimonio: facile coglierne il nesso, vero?
O ancora, la danza dervish, resa famosa dai cosiddetti dervisci rotanti, è un’antica pratica spirituale che associa movimento e meditazione. Negli anni è stata associata a una forma di intrattenimento, anche se non lo è, ma questo ha permesso di diffondere l’importanza che ha la relazione tra movimento e spiritualità, oltre che tra danza e identità, nella cultura siriana.
Quali sono i principali tipi di danze siriane?
Le danze folkloristiche siriane sono un affascinante mosaico di movimenti, costumi e melodie.
- Dabke: il più famoso ballo mediorientale.
- Arada, tipica di Damasco.
- Danza dervish, una meditazione in movimento.
- Al-Samri: è il ballo nazionale saudita, ma ci sono performers anche in Siria.

Questa è la dabke, il ballo più famoso del Medio Oriente
Si balla ai matrimoni e a Capodanno, a casa, agli eventi e ogni volta che c’è una festa: si chiama dabke ed è la danza più iconica della Siria (e della Palestina). Le sue origini si perdono nella notte dei tempi: risalirebbero al periodo pre-islamico e sarebbero legate alle comunità rurali, che usavano festeggiare così il nuovo raccolto. Il termine deriva da “dabaka”, cioè “schiacciare con il piede” e riprende i movimenti energici e ben sincronizzati che contraddistinguono questo ballo.
Questa danza di gruppo coinvolge partecipanti che si tengono per mano e ballano in cerchio, a simboleggiare l’unità e la solidarietà del popolo siriano. Nelle feste più grandi, il ballo può essere accompagnati da musicisti che suonano strumenti come il darbuka (un piccolo tamburo) e il mijwiz.
Nei secoli, la dabke è diventata parte fondamentale della cultura siriana, così come di quella di altri Paesi mediorientali e in particolare della Palestina. E negli ultimi anni si è anche aperta a influenze moderne e contemporanee: ecco come.
La dabke tra passato e futuro
Con l’emergere delle ultime tendenze a livello globale, anche i più tipici balli locali siriani sono stati influenzati dai nuovi stili, che hanno dato un nuovo significato al binomio “danza e identità”. Musiche come l’elettro-dabke hanno unito elementi di musica elettronica e hip-hop al più classico dei balli mediorientali, creando un vero e proprio ponte tra il passato e il presente.
Parallelamente, la diffusione di balli come l’hip-hop e la breakdance hanno portato alla nascita di nuove danze anche in Siria: danze in cui i movimenti tradizionali si mescolano ad acrobazie e rotazioni moderne. Queste contaminazioni hanno permesso alla dabke di evolversi e di continuare a rimanere un simbolo di unione e di identità anche per le nuove generazioni – senza perdere la sua essenza.
Ed è così che la dabke si è fatta così spazio nei contesti urbani e moderni di tutto il mondo. Uno dei più famosi interpreti di questo genere è il cantante siriano Omar Souleyman: dai suoi esordi come cantante nei matrimoni, è arrivato a tenere concerti dagli Stati Uniti all’Australia.

Il pop e l’elettronica dello shamstep
Percussioni e strumenti a fiato tradizionali (darbuka e mijwiz.), musica elettronica, cultura pop e movimenti ripetitivi proprio come la dabke: siamo nel mondo dello shamstep. Un genere nato di recente e che richiama, nel nome “sham”, Damasco (sham significa sole ma aindica anche la capitale siriana) e la Grande Siria.
Si tratta di un genere musicale che unisce suoni tradizionali mediorientali con ritmi moderno-elettronici, che hanno acquisito sempre più popolarità grazie alla diffusione online ma anche a festival musicali. Pioniere di questo nuovo genere è il gruppo anglo-palestinese 47Soul – dove “47” fa riferimento all’anno in cui l’ONU decise la spartizione della Palestina.
Forza e gioia nella arada, da Damasco ad Amman la connessione tra danza e identità
Le origini della arada affondano nelle danze guerriere che si praticavano nell’antichità, caratterizzate da movimenti vigorosi e coreografie imponenti. Oggi l’arada è un ballo che viene eseguito soprattutto prima dei matrimoni e la versione più famosa è l’arada shamie, cioè “l’arada di Damasco”. Viene ballata dagli uomini che accompagnano lo sposo verso la sua futura coniuge.
Ci sono anche compagnie di ballo specializzate nell’esecuzione dell’arada e che si esibiscono in spettacoli e festival, a ricordare la forza e il coraggio dei Siriani. Alcuni utilizzano ancora delle spade, proprio come un tempo, e indossano vestiti ricamati, caschi e una cintura speciale – per custodire le spade. Una di queste compagnie si trova oggi ad Amman ed è diventata famosa in tutta la Giordania. Costituita da rifugiati siriani, che hanno fatto del connubio tra danza e identità il loro tratto distintivo: e così l’arada è diventata un simbolo dell’orgoglio per la propria cultura.

Danza e identità nella resistenza alla guerra.
Il conflitto in corso in Siria ha inevitabilmente influenzato le tradizioni culturali, compresa la danza. Abbiamo visto come il ballo sia stato uno strumento per continuare a trasmettere l’eredità culturale del Paese e rafforzare l’identità e l’orgoglio di essere siriani.
Adesso andiamo oltre: cioè vediamo come la danza sia diventata anche un mezzo per combattere l’oscurantismo culturale e dimostrare che i siriani, fuggiti dalla guerra o ancora nel Paese, sono ben più che profughi e rifugiati e hanno ancora sogni e speranza come tutti (se vuoi leggere un approfondimento sulla situazione in Siria oggi puoi scorrere nel “Focus Siria” di questo sito, dove trovi vari articoli tra cui “Guerra in Siria: perché è scoppiata e come influenza l’Europa“.
Ecco perché, nonostante le difficoltà, anche all’interno del Paese continuano a tenersi festival dedicati alle danze folkloristiche e feste dedicate ai più giovani, dove i ritmi più moderni sono i protagonisti. In tutti i casi, la danza è diventata una forma di espressione sociale, in grado di dare voce a tutto un popolo e di trasmettere messaggi di unità e speranza. Alcuni artisti lo fanno in modo più esplicito, attraverso performance che affrontano le difficoltà della guerra e promuovono pace e coesione. Altri in modo più profondo, per paura di ritorsioni da parte del governo.

La danza come missione: ecco la storia di Ahmad Joudeh
È nato a Yarmouk, nello stesso campo profughi palestinese da cui proviene Aeham Ahmad, il musicista noto come “Il pianista di Damasco”, protagonista di libri e film (trovi la sua storia in questo mio articolo dedicato a cinque libri per iniziare conoscere la Siria). Si chiama Ahmad Joudeh ed è uno dei ballerini siriani più famosi.
La danza è entrata nella sua vita ancora prima che lui entrasse nell’adolescenza, e da quel momento Ahmad ha lottato contro tutti gli stereotipi e le consuetudini sociali del suo Paese: prima perché ostacolato dalla famiglia, che non desiderava che un figlio maschio si dedicasse alla danza. Poi perché travolto dal conflitto civile.
Ahmad ha quindi lasciato la sua casa e la sua famiglia e si è trasferito ad Amsterdam grazie all’intermediazione del Dutch National Ballet. Oggi ha la cittadinanza olandese, è famoso a livello internazionale ed è fondatore e direttore artistico della “Dance or Die Foundation”. La sua storia è diventata protagonista del documentario “Dance or Die”.
Hai mai ballato o visto ballare una di queste danze? Fammelo sapere nei commenti!