Quando scriviamo un articolo o, in generale, produciamo contenuti, la verifica delle fonti e delle informazioni che intendiamo dare è un passaggio fondamentale. Ma ci sono argomenti e contesti dove questo step è particolarmente complesso, per una serie di motivi anche molto diversi tra loro: e il fact-checking in Medio Oriente rientra in questa categoria.
Perché? Perché quella mediorientale è una regione complessa non solo a livello politico, sociale e culturale, ma anche perché è penalizzata da una lunga lista di stereotipi e pregiudizi che possono ostacolare il lavoro di chi fa giornalismo, anche a un livello inconscio. In questo articolo esploreremo insieme le problematiche a cui va incontro chi fa fact-checking su temi legati nello specifico al Medio Oriente, ma anche le migliori strategie per superare le difficoltà. E se vuoi avvicinarti al mondo del fact-checking, puoi andare a leggere il mio articolo “Fare fact-checking: 10 strumenti per sapere se una notizia è vera“.
Le principali sfide per chi fa fact-checking in Medio Oriente.
Cominciamo proprio da qui: dalle problematiche, per capire quali siano i motivi che rendono complicata la verifica delle fonti, quando si affrontano temi legati al Medio Oriente. Ecco le sfide più comuni, che poi approfondiremo nel corso dell’articolo:
- Stereotipi
- Pregiudizi
- Mancanza di trasparenza
- Accesso alle informazioni
- Ingerenze politiche
Stereotipi e pregiudizi.
Una delle principali sfide nel fare fact-checking su temi legati al Medio Oriente è quella degli stereotipi: così radicati nella cultura “occidentale” che rischiano di inquinare anche il lavoro giornalistico. Facciamo subito qualche esempio pratico: pensiamo a quante immagini – spesso negative – vengono associate all’area mediorientale, anche nel linguaggio dei media. Da etichette quali “area instabile”, oppure “violenta”, “povera”, senza dimenticare le associazioni tra persone mediorientali e terrorismo, tanto più se associate alla religione islamica.
Questa narrazione continua a perpetrare e a confermare, in un circolo tutt’altro che virtuoso, l’immagine di una popolazione che:
- è omogenea: dall’Iran alla Turchia, dalla Siria all’Arabia Saudita, la credenza è che ogni Paese sia uguale all’altro;
- l’unica religione presente sia quella islamica e le minoranze religiose siano zittite ovunque;
- l’indole delle persone sia naturalmente incline alla violenza e all’intolleranza

Alzi la mano chi pensa che queste affermazioni siano del tutto campate per aria…ebbene, avere pregiudizi è normale, fa parte della natura umana e tutti noi ne abbiamo, su tutto. Ma quando si tratta di persone, di “altri”, dovremmo proprio fare lo sforzo di porci delle domande e andare oltre. Ma tutto questo che cosa ha che fare con fact-checking in Medio Oriente? Questa costruzione mentale può portare i giornalisti a concentrarsi su notizie negative, o a trascurare le sfaccettature di un problema. O ancora, a cercare fatti o a intervistare esperti che confermino idee preconcette, secondo quello che viene definito il “bias di conferma“.
Questo approccio è pericoloso anche per un altro motivo: distorce la percezione che anche i lettori (o ascoltatori e spettatori) hanno e impedisce una reale e più profonda comprensione della realtà – oltre a rafforzare i muri già esistenti.
La politica e la mancanza di trasparenza.
Anche il fatto che ci sia mancanza di trasparenza da parte dei governi e delle istituzioni locali mediorientali è una narrativa che nasconde pregiudizi. Perché questo è vero in certi contesti e in certi Paesi, ma non ovunque. In altri, al contrario, c’è il desiderio di aprirsi, per avere l’occasione di crescere e stabilire relazioni al di fuori dell’area. La morale è che, come sempre, non bisogna generalizzare, ma considerare caso per caso.
Compito dei fact-checkers è andare a fondo e cercare di superare le diffidenze, la mancanza di trasparenza e le difficoltà oggettive, come quelle legate ai Paesi in guerra.
L’impatto delle notizie inaccurate.
Diffondere notizie false può sempre avere effetti devastanti. Quando affrontiamo il tema del fact-checking in Medio Oriente (ma in realtà questo discorso vale per qualsiasi altra parte del mondo), dobbiamo tenere a mente che informazioni inaccurate o di parte possono fomentare odio, alimentare pregiudizi e destabilizzare situazioni già precarie.
Per di più, articoli faziosi o acchiappa-click possono alimentare le discussioni estremamente polarizzate e alimentare contrasti verbali anche tra il pubblico.

L’etica del fact-checking.
Fare fact-checking significa anche essere consapevoli di tutte le questioni etiche che questo comporta: dall’equilibrio tra le fonti all’accuratezza delle informazioni e il rispetto per la privacy. E tanto più quando gli argomenti sono delicati e complessi, quanto più è fondamentale evitare titoli sensazionalistici e l’utilizzo di informazioni non verificate, al solo scopo di attirare l’attenzione del pubblico e generare click.
Fact-checking in Medio Oriente: come superare gli ostacoli.
Ci sono vari modi in cui si possono superare molte delle sfide poste dal fare fact-checking, tanto più in aree delicate come quella mediorientale. Prima fra tutte, la formazione: l’aggiornamento continuo sulle tecniche e gli strumenti più adatti alla verifica delle fonti può aiutare a superare visioni più miope e ad andare oltre.
E poi la collaborazione, innanzitutto con network di fact-checkers internazionali, a cui chiedere un ulteriore livello di verifica. E poi con le reti e le fonti locali, grazie alle quali è possibile ampliare le proprie prospettive e aprirsi a considerazioni e riflessioni che, spesso, è difficile anche solo immaginare quando si vivono le situazioni dall’esterno. Ma fin qui abbiamo visto il mondo del fact-checking dal punto di vista chi lavora all’interno: eppure, c’è qualcosa che ognuno di noi può fare anche tu che stai leggendo in questo momento. Lo esploriamo qui sotto.
Ricapitoliamo le strategie di fact-checking in Medio Oriente (valide ovunque!).
Ecco un elenco semplice, per punti:
- Formazione
- Collaborazione
- Fonti locali
- Spirito critico
Il ruolo dei lettori…
…e degli ascoltatori, di tutti coloro che fruiscono le notizie. Ognuno di noi può (e io aggiungerei che “deve”) svolgere un ruolo attivo in quello che è il flusso di informazioni: abituiamoci, insomma, a fare fact-checking anche noi. Confrontiamo le diverse fonti di una stessa notizia, cerchiamo di comprendere se una fonte è credibile e non dimentichiamo mai che il nostro senso critico è prezioso e insostituibile. E se vuoi una mini guida da consultare su questo, la trovi nel mio articolo “Fact-checking online: una guida in 15 siti“.
E tu hai provato a fare fact-checking?