La Festa del Sacrificio è uno dei momenti più importanti per i musulmani. E in effetti ci viene presentata sempre così. Eppure, questa ricorrenza – come accade per altre tradizioni religiose – offre l’occasione per trovare i punti in comune tra culture e addirittura tra religioni. Evidenziare le differenze è semplice per tutti, forse perché viene insegnato dalla notte dei tempi. Eppure, anche individuare le connessioni può essere facile, e soprattutto ci arricchisce. In questo articolo scopriremo come una “festa musulmana” come quella del Sacrificio sia strettamente connessa alle altre grandi religioni monoteistiche. E scopriremo che, anche quando pensiamo che gli “altri” hanno abitudini e tradizioni magari oscure e senza alcun nesso con noi, a volte basta fare un piccolo passo avanti e informarsi, per scoprire che non è così.
Festa del Sacrificio: di che cosa si tratta?
In arabo si chiama “eid al-adha“, ma si possono trovare altre espressioni sia in Medio Oriente che in Africa. È il giorno in cui si ricorda un episodio dell’Antico testamento, quello in cui Dio chiese ad Abramo di sacrificare un figlio come prova della fede (per i musulmani sarebbe Ismaele il co-protagonista della storia, mentre secondo i cristiani e gli ebrei sarebbe Isacco). Nel momento in cui Abramo, disperato, era pronto a obbedire uccidendo il figlio, Dio inviò un agnello, da sacrificare al posto del ragazzo.
Ed ecco qui il ponte tra religioni. Abramo è un profeta riconosciuto e rispettato nell’Islam, così come nel cristianesimo e nell’ebraismo. Non solo: la figura di Abramo è considerata di grande rilievo anche in altri gruppi culturali. Quali? Facciamo qui un riepilogo dei principali:
- Cristiani.
- Musulmani.
- Ebrei.
- Drusi, gruppo etnico-religioso presente soprattutto in Siria, Libano, Giordania e Palestina.
- Bahá’í, una religione monoteistica nata in Iran.
- Samaritani, gruppo nato in Palestina.

La Festa del Sacrificio nell’Islam
Abbiamo visto che cosa si celebri con la Festa del Sacrificio, ma qual è il suo vero significato? Tutto ruota intorno alla devozione: Abramo, con l’abbandonarsi completamente a Dio, è il simbolo della fede, che è l’atto di abbandono per eccellenza. È questo il vero significato dell’Eid al-Adha.
Questa festa è strettamente legata a uno dei cinque pilastri dell’Islam: Hajj, cioè il pellegrinaggio annuale che un musulmano dovrebbe compiere almeno una volta nella vita e che si svolge alla Mecca, in Arabia Saudita. Entrambi gli eventi, infatti, cadono nell’ultimo anno del calendario islamico: le date cambiano ogni anno perché si tratta di un calendario lunare.
La Festa del Sacrificio e la Hajj rappresentano almeno altri due aspetti della fede: quello della generosità e quello della solidarietà. Ed ecco qui un altro punto in comune con le altre grandi religioni. Vediamoli in dettaglio.
Il sacrificio degli animali: oltre la religione.
Il sacrificio degli animali è diventato il simbolo di questa festa, ma anche l’oggetto di forti contestazioni. Non pensiamo ora soltanto ad attivisti e vegetariani o vegani: di mezzo c’è anche questioni come il benessere degli animali, l’etica e la non violenza. Parte di coloro che si oppongono a questa pratica, infatti, vorrebbe promuovere metodi di macellazione che minimizzino la sofferenza dell’animale sacrificato. Altri ancora, instaurare pratiche alternative, alla luce dell’evoluzione delle comunità religiose e della crescente importanza di valori come il rispetto verso gli animali.
Ma è anche vero che, in certi contesti, questo tema ha deviato l’attenzione dai veri motivi che si celano dietro a questa tradizione. Se è vero che l’uccisione di un animale ricorda l’obbedienza di Abramo nei confronti di Dio, è anche vero che ha un senso molto più profondo:
- una parte della carne viene donata sia ad amici e parenti, sia alle persone più bisognose
- in molte aree del Medio Oriente e del nord Africa la carne è stata per molto tempo (e per tanti lo è ancora) un bene di lusso: troppo cara per essere acquistata da una famiglia media. Il sacrificio di un animale ricorda quindi che nulla è scontato e che molte persone hanno ancora bisogno di uscire dalla povertà

Festa del sacrificio: un viaggio nel mondo dei sapori.
Va da sé che le tradizioni culinarie rappresentino un momento cruciale dell’Eid al-Adha. I piatti variano da zona a zona, ma ci sono alcune ricette che accomunano tutti i Paesi mediorientali – e alcune anche quelli nordafricani. Ecco le più famose (e se vuoi saperne di più sulla cucina, in particolare siriana, vai al mio articolo):
- Shish tawok: spiedini di carne, cotte alla griglia (di solito al barbecue) insieme ad altri pezzi di carne
- Agnello al forno, speziato
- Kebbe: polpette ovali al forno o fritte, ripiene di carne, burgul, noci e cipolla
- Maqlube: un grande piatto di riso, agnello, patate e melanzane
- Mansaf: carne di agnello cotta in brodo di acqua e yogurt
E poi, naturalmente, i dolci: dai più tipici come il baklava, a quelli meno noti: in particolare il knafe, a base di un formaggio che fila (e per questo questo viene servito caldo).

Solo i musulmani celebrano la Festa del Sacrificio?
Se l’episodio celebrato da questa ricorrenza fa parte anche della cultura cristiana ed ebraica, solo nell’Islam è diventato una delle più importanti tradizioni religiose. Eppure, non sono soltanto i musulmani a festeggiarlo con banchetti e sacrifici.
Un esempio su tutti è quello dei drusi, per i quali questo giorno rappresenta un momento di fondamentale importanza. Quella dei drusi è una comunità nata dall’Islam, da cui si è poi distaccata per andare a raccogliere elementi sia cristiani che ebraici. Viene spesso definita una “setta”, dal momento che si è drusi solo per nascita, senza possibilità di convertirsi (e questa comunità gioca un ruolo fondamentale anche del mio podcast…puoi ascoltarlo QUI).
I drusi festeggiano la Festa del Sacrificio non per i motivi religiosi che caratterizzano i musulmani, ma perché fa parte della loro tradizione. È un’occasione per dimostrare generosità e fede, tant’è vero che chi può permetterselo, anche se non benestante, acquista carne e interi animali solo per donarli ai più poveri. Ma è anche un momento di condivisione e di aggregazione, una festa che richiama intere famiglie, tutte riunite intorno a una tavola.
E ora un’ultima riflessione: il sacrificio di un agnello e il ritrovare tutta la famiglia intorno a una tavola, non è qualcosa di comune anche alla cultura cristiana? Non è forse una tradizione nel giorno di Pasqua? Sono diverse le modalità, certo: ma le radici sono le stesse.
E tu conoscevi queste connessioni? Ci sono altre tradizioni che pensavi non avessero nulla a che fare con la tua cultura, ma hai dovuto ricrederti? Scrivimi nei commenti e confrontiamoci!