La letteratura in tempo di guerra: il caso della Siria

teresa potenza

Devastazione, perdite, disperazione: è inevitabile associare queste immagini ai Paesi in conflitto. Ma in quei Paesi continuano a vivere persone, come te e come me. E quelle persone fanno di tutto per restituire una vita e una speranza a se stesse e, quando è possibile, anche a chi vive intorno a loro: anche attraverso l’educazione. La letteratura in tempo di guerra è uno di quei temi che permette di andare oltre quelle immagini di guerra e di restituire la dignità che i cittadini di un Paese in conflitto non vogliono perdere.

Mi è stato chiesto di occuparmi di questo argomento dal periodico norvegese “Barnebokforum” (“Il forum di libri per bambini”), che fa parte del circuito di IBBY, l’International Board of Books for young people. L’articolo è stato pubblicato in inglese nell’ottobre 2023: qui di seguito puoi leggere la versione in italiano. Ho deciso di pubblicarlo anche sul mio sito (in accordo con la direzione) perché credo che le riflessioni e le interviste che contiene possano offrire molti spunti e portare consapevolezza su aspetti che diamo troppo spesso per scontati.

Buona lettura!

La letteratura in tempo di guerra in Siria

“Va tutto bene, grazie a Dio. Però non parliamo di noi solo come di gente che vive in guerra: c’è molto di più”.

È così che ha esordito Tamim (il nome è di fantasia, per rispettare il suo anonimato), quando ci siamo sentiti al telefono qualche settimana fa. L’ho conosciuto più di dieci anni fa, nel 2010 per l’esattezza: in quel periodo vivevo a Damasco e lui aveva una carto-libreria non lontano dalla Città Vecchia. Aveva poco meno di trent’anni ed era il punto di riferimento per le famiglie della sua zona, perché spazi di quel tipo non erano molti.

E quella libreria oggi c’è ancora, a dispetto di questi dodici anni di guerra civile, ma è un po’ cambiata. Il negozio non è stato danneggiato dai bombardamenti, ma con il tempo Tamim ha dovuto scontrarsi con le enormi difficoltà di gestire una libreria in tempo di conflitto.

La letteratura in tempo di guerra per coltivare speranza

“Per molto tempo le scuole sono rimaste chiuse, e ancora oggi a volte si fermano”, mi racconta. “Per di più la maggior parte delle famiglie ha a malapena i soldi per mangiare, figuriamoci per acquistare penne e quaderni: e così tutti i prodotti legati alla cartoleria si vendono meno” continua. “È così che ho cominciato a dedicarmi di più ai libri e a pensare a modi nuovi per diffondere la letteratura siriana”.

E qui Tamim tocca un punto fondamentale: nella società “occidentale”, la letteratura viene troppo spesso considerata come un passatempo, qualcosa a cui ci si dedica perché si ha un livello di educazione medio-alto. E ci si dimentica del ruolo più importante che invece dovrebbe avere: cioè quello di contribuire alla crescita delle persone e della società, oltre che di preservare non solo la cultura e la storia di un Paese, ma la sua stessa identità.

Una libreria in GIordania
Una libreria in Giordania – Pic by Ayman Yusuf via @unsplash

La libreria come spazio protetto e di crescita

E questo è quanto mai importante quando uno Stato è in guerra, perché le persone rischiano di perdere il contatto proprio con la loro identità, con le proprie radici: eppure, solo quando le nostre radici sono solide siamo pronti per crescere. Ecco perché la perdita di patrimoni culturali è un danno enorme: prendiamo la famosa biblioteca centrale di Aleppo, dove molti libri e manoscritti sono stati danneggiati. Questo è stato un duro colpo per le persone che ruotavano intorno a quella istituzione: non era solo una fonte di cultura, ma anche un luogo di socializzazione.

E allora, che cosa ha fatto Tamim? Ha iniziato a far arrivare al suo negozio un numero sempre maggiore di libri, sia per adulti che per bambini. Non è stato facile, perché la guerra ha distrutto strade e impedito collegamenti. Ma con estrema pazienza, anche la libreria di Tamim si è popolata di libri. Come? “Sono quasi tutti autori siriani o comunque arabi, e questo facilita l’arrivo dei volumi”.

Oggi la libreria di Tamim è frequentata sia da persone che acquistano libri per sé e per i loro figli, sia da famiglie che non sono in grado di acquistare nulla, ma si fermano da lui per leggere qualche pagina al giorno ai più piccoli. Proprio come se si trovassero in libreria: un luogo per la comunità, una sorta di mutuo aiuto nato in modo quasi spontaneo, ma con il potere di ridare vita al tessuto socio-culturale del Paese.

Il caso di “The secret Syrian library”

L’attenzione ai bambini è naturale, in tempi di guerra. Perché i bambini, che dovrebbero essere il futuro e la speranza della società, rischiano di perdersi, psicologicamente parlando. E avere dei luoghi protetti, dove far crescere la propria creatività anche al di fuori della scuola è qualcosa di estremamente importante.

L’esempio più famoso è quello di “The secret Syrian library”, diventata simbolo della resistenza culturale siriana, un punto d’incontro per tutti. Questa biblioteca clandestina nacque in una cantina sotterranea a Darayya, nei sobborghi di Damasco. Prese forma grazie al lavoro di persone che hanno rischiato la vita nel recuperare i libri che riuscivano a portare alla luce dalle macerie di case e di edifici distrutti. La biblioteca ospita adulti e bambini, che possono usufruire di migliaia di libri in un luogo sicuro e protetto.

Pic by Amie Taylor via @unsplash

Il magazine governativo dedicato ai bambini

Ma se ci sono difficoltà logistiche per chi usufruisce dei libri, ce ne sono anche per chi li produce: la scarsità di risorse economiche pesa anche sugli editori. Ne sa qualcosa Areej, editor presso “Shamaa Magazine”, un magazine dedicato alla letteratura per bambini e ragazzi e fondato dal Syrian Ministry of Culture, the Syrian General Authority for Books.

Collaboriamo con un gran numero dei più importanti scrittori e artisti, che si preoccupano dei bambini in Siria e nella regione araba”, ci dice Areej. “Ma a causa della mancanza di risorse, lavoro quasi da sola per gestire le questioni della rivista”. Areej ci ricorda anche il problema della distribuzione: “La distribuzione avviene di tanto in tanto, a seconda della disponibilità dei trasporti”. E questo influisce sull’intera catena: dagli scrittori ai editori fino ai lettori.

Le difficoltà che Areej e il suo team editoriale hanno incontrato nel corso degli anni sono state diverse, e non solo quelle che abbiamo menzionato in precedenza: “Abbiamo affrontato diverse sfide nella fase precedente, tra cui il finanziamento, le risorse umane creative e le difficoltà logistiche”, afferma.

La letteratura in tempo di guerra: crescita e speranza

Ed ecco un altro punto importante: la creatività. È questa uno degli effetti meno tangibili di una guerra, che però non va dimenticato né sottovalutato. Eppure, è proprio nella creatività che gli adulti e soprattutto i bambini possono trovare il modo di elaborare anche esperienze traumatiche e ritrovare forza interiore. Ecco perché è tanto più importante che gli autori abbiano la possibilità di raggiungere i più piccoli con opere che li facciano sentire capiti, che li aiutino a districarsi nel labirinto di emozioni spesso spiacevoli e li supportino nell’andare oltre, mostrando loro vie alternative.

In questo senso è notevole il lavoro che stanno facendo molti scrittori, come la scrittrice di libri per bambini Nadine Kaadan, siriana, o Jasmine Warga, autrice del bestseller del New York Times “Other words for home”.

Fammi sapere nei commenti le tue riflessioni su questo tema.

2 commenti su “La letteratura in tempo di guerra: il caso della Siria”

  1. Cara Teresa,
    mi hai fatto riscoprire il giornalismo e l’informazione con occhi nuovi. Forse con un po’ di involontaria superbia e rassegnazione, lo ammetto, avevo smesso di cercare fonti così autentiche nel nostro Paese.

    Ti ringrazio perché nell’ ascoltarti nei podcast, nel leggere i tuoi articoli, mi hai aperto un mondo nuovo, una speranza di poter leggere il quotidiano con occhi nuovi, con l’intenzionalità che serve nell’approcciarsi all’informazione.
    Hai una modalità comunicativa estremamente delicata, gentile, espressiva e soprattutto costellata da una strepitosa volontà di portare chiarezza, innovazione e autenticità nella comunicazione.
    Questo articolo nello specifico mi colpisce particolarmente. La difficoltà di accesso ai luoghi di cultura nelle località colpite dai conflitti mi ha sempre creato un enorme senso di angoscia, di mancanza di speranza per il futuro o semplicemente di elaborazione delle fortissime emozioni che i piccoli in particolare modo si trovano ingiustamente a dover affrontare. La letteratura infantile è stata e tuttora riveste per me un’indispensabile fonte da cui attingere spunti per affrontare tematiche delicate e timori con le mie bambine.
    Venire a conoscenza pertanto di realtà culturali come quelle citate mi ha dato un immenso senso di bellezza e mi ha fatto venire in mente l’immagine della pianta di betulla, una specie pioniera, tra le prime a ridare vita al terreno dopo un dissesto geologico o un incendio.
    L’augurio è che ogni pagina di libro in ogni parte del mondo, ogni voce autentica come la tua, possano continuare ad essere le betulle per la rinascita. Grazie…

    1. Cara Giorgia,
      sono io che ringrazio te, per il tuo feedback così profondo, la tua curiosità e il tuo desiderio di andare oltre: non smettere di farlo! Ci sono molte colleghe e colleghi che si sforzano ogni giorno per dare voce a storie che altrimenti non avrebbero spazio. E sapere che il mio lavoro sta avendo un impatto positivo su di te è per me una vera e propria iniezione di energia e motivazione!
      Anche io spero che l’informazione possa essere un veicolo di rinascita e di speranza, specialmente in contesti difficili o conflittuali..l’immagine della betulla è meravigliosa e credo proprio che dovremmo interrogarci sempre più spesso su come il giornalismo possa fare di più per far crescere questa ‘betulla’ . Ma colgo l’occasione anche per chiederti: per quanto riguarda la letteratura infantile, hai dei titoli o delle storie preferite, con cui affrontio tematiche delicate con le tue bambine?
      Teresa

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